Il vino Kasher, la bevanda degli ebrei e non solo…

Il vino e la religione, hanno da sempre un legame indissolubile. Nella Bibbia sono presenti addirittura 140 riferimenti al vino. I sacrifici animali nei templi, per mano degli ebrei, venivano accompagnati da ricche libagioni di vino e, da molte civiltà, è sempre stato considerato una bevanda appartenente più alla sfera divina che a quella umana.
Al ruolo di primaria importanza che ha giocato il vino con le religioni, oggi si contrappone curiosamente il richiamo alla “sobrietà” ad alcuni alti prelati. Come cambia il mondo!

Quello che difficilmente cambia, invece, è il rigore nella produzione e nel controllo dei vini fatti secondo la Kasherut, ovvero quell’insieme di regole che stabilisce quello che un ebreo praticante può o non può mangiare (e bere…).
I vini Kasher nonostante nati da un impulso religioso, sono sempre più presenti sul mercato internazionale e, per vari motivi, il loro pubblico non è solo di ebrei praticanti.
Uno dei tanti motivi che ha favorito la crescita dei vini Kasher soprattutto in USA è stato la garanzia di maggiori controlli sul prodotto. La certificazione più richiesta, può essere rilasciata solo da 10 rabbini al mondo appartenenti alla Ortodox Union (OU).

Le festività

Quando consumare un vino prodotto secondo i dettami religiosi se non durante una festa religiosa? Ecco le festività ebraiche più importanti:

  • Shabbat: è il sabato ebraico. Inizia il venerdì sera e finisce il sabato, al tramonto.
  • Pessach (Pasqua ebraica): celebrata con una grande cena durante la quale si bevono 4 bicchieri di vino a simboleggiare le quattro promesse di riscatto date dal Signore a Mosè.
  • Purim (festa delle sorti): dove si celebra il sovvertimento delle sorti e lo scampato pericolo per il popolo ebraico. L’usanza è che si beva fino al punto di “non saper distinguere la destra dalla sinistra” o “non saper distinguere il maledetto dal benedetto” (credevate ci si annoiasse?).

I vini

Non tutti i vini prodotti secondo i dettami della Kasherut sono uguali. Ci sono tre tipi di vino adatti a diverse occasioni:

  • Kasher: vini di uso quotidiano.
  • Kasher per Pessach: vengono consumati durante la Pessah (la Pasqua ebraica). Durante la produzione, questi vini non devono entrare in contatto con pane e pasta (come se fosse una cosa comune per gli altri vini)  e gli addetti alla vinificazione non possono consumare pane nelle cantine per evitare che le briciole possano contaminarli.
  • Yayin mevushal: vini pastorizzati a circa 80 °C, il che permetterebbe ad una persona non di religione ebraica di servire il vino ad un osservante.

Le regole in vigna e in cantina

Qui le cose si fanno piuttosto difficili e a qualcuno alcune pratiche potranno sembrare pittoresche ma tant’è:

  • Orlah: i grappoli prodotti nei primi tre anni di vita della pianta vengono tagliati prima della fioritura ed è probito raccoglierli.
  • Shmitah: ogni 7 anni la pianta deve riposare un anno. In questo periodo i grappoli non devono essere raccolti.
  • Kilai Hakerem: è vietato far crescere tra i filari piante frutticole / orticole (quello che da noi si chiama sovescio).
  • L’uva e le attrezzature usate per lavorarla possono essere toccate solo da ebrei praticanti.
  • Non si può lavorare durante il Shabbat.
  • Tutti i prodotti utilizzati durante la vinificazione devono essere Kasher (acido tartarico, gelatina etc..).°
  • Trumat Maser: l’1% della produzione deve essere gettato in memoria della decima versata ai sacerdoti guardiani.

 Ora non resta che trovare (e provare) un vino Kasher. Io l’ho già fatto.

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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