L’Asti Secco arriva per spegnere la sete… e le polemiche

Da quando si è paventata la possibilità di affiancare al classico Asti (dolce) una versione dry (o secco), è scoppiato un polverone. Il Consorzio del Prosecco si era detto pronto a dare battaglia perché la dicitura ASTI SECCO era ritenuta troppo simile a PROSECCO creando un fastidioso caso di “Italian sounding”, ovvero scimmiottare un prodotto italiano molto conosciuto (vedi Parmigiano vs. Parmesan),  all’interno dei confini nazionali.

Un nome problematico

Il problema principale stava nella possibilità di fare apparire la parola ASTI accanto a SECCO e dopo casi di indignazione, decine di “botta e risposta” su Facebook e sui blog italiani, con buona pace di tutti è stata richiesta una modifica del disciplinare che riporta quanto segue:

“Nella designazione e presentazione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita «Asti» o «Asti Spumante» le indicazioni dei tenori zuccherini non devono essere riportate sulla stessa riga della denominazione; inoltre dette indicazioni devono figurare con caratteri di tipo diverso e con dimensioni non superiori a quelli utilizzati per la denominazione”.

Staremo a vedere se sarà un successo o meno; nel frattempo possiamo prepararci a brindare con l’Asti dall’antipasto al dessert.

 

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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