Vacanze rosé in Costa Azzurra tra Côtes-de-Provence e “vins de soif”

Entro in un grande supermercato della Cosa Azzurra tra le città di Nice e Antibes e ne esco con due cose: un carrello pieno di “cazzate” e la rafforzata convinzione che, al contrario di quello che avviene in Italia, i vini rosati siano una delle più grandi forze trainanti del comparto vinicolo gallico. Girando ancora per i reparti vino delle catene più grandi come Casino, Carrefour e Intermarché sono rimasto sbalordito dalla quantità di rosé presenti, la maggior parte dei quali, provenienti dalla Provenza. I miei carrelli, intanto, continuavano a riempirsi di nefandezze.

Alcuni numeri

L’anno scorso la Provenza si apprestava ad aumentare le sue vendite del 35% circa superando i 4 milioni e mezzo di cartoni venduti. Mentre negli Stati Uniti la richiesta di vini rosati negli ultimi due anni è aumentata di circa il 60% secondo Karen MacNeil ed è proprio l’America che guida il trend mondiale che vede l’aumento della richiesta di rosati di circa 1-2% l’anno. La Francia ha un ruolo primario in questo scenario essendo il principale produttore, consumatore, importatore ed esportatore di rosati che come numeri, nel mercato interno, hanno superato i vini bianchi. Sono circa 36 milioni i consumatori francesi di rosé e 9 consumatori di vino su 10 dichiarano di bere questa tipologia. Una cosa che sul mercato italiano parrebbe quantomeno strana.

Vins de soif

Siamo ad Agosto, fa caldo e anche ai sommellier più impettiti il tastevin al collo dovrebbe pesare come un macigno. Mentre siamo con la zona inguinale placidamente a bagno in mare o in piscina, le ultime cose delle quali dovremmo avere bisogno sono quei vini da “vivisezionare” meticolosamente, così  cerebrali da richiedere infinite roteazioni nel bicchiere e l’aiuto dell’Accademia della Crusca per descriverli. Bottiglie prestigiose che però faticano a essere svuotate con questa calura. È in queste situazioni che vengono in soccorso quelli che i francesi definiscono “vins de soif”, vini (pensate un po’) semplicemente da bere. Gradazioni tendenzialmente basse, profumi gradevoli, strutture non esasperate ed estrema facilità di beva. Bottiglie che finiscono prima di potersene accorgere. Non vini di “serie B” ma bottiglie prodotte con uno scopo specifico: dare piacere al più vasto numero di persone possibile senza dover spremere gli ultimi superstiti e accaldati neuroni. Molti dei rosé provenzali presenti nella grande distribuzione rientrano in questa categoria: poche pretese e buon risultato.

I rosé della Costa Azzurra

In Costa Azzurra esistono 3 grandi denominazioni: Côtes de Provence (che, a sua volta, comprende: Côtes de Provence Sainte Victoire, Côtes de Provence Fréjus, Côtes de Provence La Londe e Côtes de Provence Pierrefeu), Coteaux d’Aix-en-Provence e Coteaux Varois en Provence. La denominazione che la fa da padrona è senza dubbio Côtes de Provence che si destreggia tra vini piuttosto “facili” e bottiglie decisamente piacevoli. Poi le denominazioni locali sono molteplici; vi ricordate quando vi parlavamo dell’AOC Bellet di Nice nell’articolo “Bellet AOC, la Costa Azzurra che non ti aspetti” ?

Côtes-de-Provence

La denominazione di origine Côtes de Provence si estende su più di 20000 ettari toccando tre dipartimenti ( Var, Bouches du Rhône e Alpes Maritimes) e rappresenta i tre quarti della produzione di vini di Provenza. I punti di forza di questo territorio sono senza dubbio il clima caldo e l’abbondante quantità di irradiamento solare il tutto mitigato dalla presenza del Mistral: un vento molto violento capace però di proteggere i vigneti dalle malattie legate all’umidità. Ci sono due principali terreni: a nord-ovest colline prevalentemente calcare mentre a sud-est affiorano massicci cristallini. I vitigni principali qui sono Grenache, Tibouren (vitigno autoctono provenzale), Mourvedre, Syrah, Cabernet Sauvignon, Carignan, Cinsault, Clairette, Rolle (il nostro Vermentino), Sémillon e Ugni Blanc dai quali si ricavano i circa 977.600 ettolitri di vini rossi, bianchi e rosati dell’AOC Côtes de Provence. I rosati rappresentano circa l’90% della produzione e si distinguono per il loro colore chiaro e suadente.

Esperimento social

Qualche giorno fa ho chiesto agli amici di Instagram (a proposito, se volete seguite il mio profilo Instagram) di consigliarmi alcuni Côtes de Provence tra una selezione di 21 vini sotto i 10€ presenti in una nota catena di supermercati francese. I consigli non sono tardati ad arrivare ed ho scelto 3 vini tra quelli consigliati:

Côtes de Provence – Rose à la Rose 2017
Profumo delicato di rosa che apre note di pesca gialla e susina acerba. In bocca un accenno di grassezza copre un corpo piuttosto esile. La beva è agevolata da un retrogusto leggermente amarognolo

Côtes de Provence – Conscience 2017
Vino da agricoltura biologica che si introduce con un naso floreale con accenni di piccoli frutti rossi. In bocca è molto diretto con un’acidità tagliente e una piacevole salinità che guida un fine bocca di media lunghezza.

Côtes de Provence – Tour de l’Horloge 2017
Piccoli frutti rossi appena maturi al naso, in bocca entra fragrante con note di ribes e lampone e un’acidità tagliente che lo porta a un finale preciso e composto: molto diretto. Corpo leggero.

Tutti vini tecnicamente ben fatti e piacevoli, pur non eccellendo sul lato della personalità.

Il vino rosé da noi è sempre stato visto prevalentemente come una moda mentre oltre confine sembra una realtà piuttosto consolidata. Sorseggiando un bicchiere di rosato vista mare mi chiedo se anche noi in Italia riusciremo a “entrare nel giro”, dato che abbiamo prodotti notevoli. Immaginando la risposta percepisco un certo retrogusto amaro e la degustazione che sto facendo c’entra ben poco.

 

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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