Il futuro museo del vino della Borgogna e come si sfruttano le spinte dell’UNESCO

Ha aperto nel 2016 La Cité du Vin, uno dei più grandiosi musei del vino in una delle città più significative per la produzione enologica francese (e mondiale): Bordeaux.
I numeri parlano chiaro: in soli sette mesi di attività, La Cité du Vin ha registrato più di 270.000 visitatori paganti con una media di circa 2.300 visitatori al giorno durante l’ultima settimana dell’anno. Ristorante, wine bar, un fitto calendario di eventi, workshop e wine tour… una “macchina da soldi” di notevoli proporzioni considerando anche i 20€ richiesti per l’ingresso. Bordeaux conferma (come se ce ne fosse stato bisogno) la sua supremazia commerciale. La suddivisione in CRU, le vendite en primeur e ora un avveniristico museo.

Il “peso” della comunicazione del vino francese sembra fortemente sbilanciato verso ovest (a parte lo Champagne che fa storia a sé). A cercare di portare equilibrio ci sta pensando lo storico “antagonista” vinicolo di Bordeaux: la Borgogna. Era la fine di dicembre 2016 quando il BIVB, acronimo di Bureau interprofessionel des vins de Bourgogne, ha votato con grande maggioranza il finanziamento di un museo del vino.

Il nome ha un po’ quel sapore di déjà vu: Cités des vins de Bourgogne ma il progetto è alquanto articolato e coinvolge ben tre città simbolo della zona: Beaune, Mâcon e Chablis. A differenza del museo di Bordeaux, qui si  darà risalto unicamente ai vini di Borgogna.

A Mâcon sono previsti un percorso eno-culturale, la casa dei vini, una zona di accoglienza e la riabilitazione di spazi in disuso entro il 2019.
Chablis e Auxerrois saranno interessate per una superficie di “soli” 900 m2 dei quali 235 di percorso, sempre entro il 2019.
Beaune sarà il centro nevralgico dell’accoglienza borgognona e il nuovo sito ospiterà una zona di ricevimento dei visitatori, un albergo 5 stelle, un ristorante,  una zona di attività commerciali e il centro di interpretazione del clima. Il tutto dovrà essere pronto entro il 2020
Pare che la spinta arrivi non solo dalla “concorrenza” di Bordeaux ma anche dalla voglia di sfruttare il recente inserimento dei climi dei vigneti della Borgogna tra i patrimoni dell’umanità UNESCO dal 2015 (evidente motivo ispirazionale del futuro centro di interpretazione del clima di Beaune).

Il BIVB ha già stanziato 500.000 € per la città di Chablis e ben 1.000.000 € per Mâcon. L’intero progetto costerà più di 10 milioni di euro e  l’afflusso necessario a garantire l’equilibrio finanziario è stato calcolato attorno alle 220.000 persone all’anno.

La storia si ripete e la vicina Francia appare sempre e inesorabilmente avanti di qualche passo. Se gli incassi potranno essere valutati solo dopo il 2020, gli ingranaggi dei finanziamenti sembrano già a pieno regime in vista di monetizzare i riconoscimenti UNESCO mentre i nostri paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato (già patrimonio dell’UNESCO dal 2014) non hanno ancora visto, almeno platealmente, investimenti di tale portata.

 

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail