Vinexpo Bordeaux: cronaca di una morte annunciata

Si è appena conclusa la 20a edizione di Vinexpo a Bordeaux, forse l’ultima per la capitale dei rossi francesi. Si è respirata aria di declino in una manifestazione biennale che ha visto ridursi gli espositori da 2300 del 2017 a 1600 del 2019. Il 20% delle aziende presenti quest’anno non avevano mai partecipato prima quindi, presumibilmente, sono frutto di un tentativo in extremis di arginare l’emorragia di presenze. Un calo ben visibile già da subito: un solo padiglione (contro i due del 2017), pochi visitatori e generale smarrimento sul volto degli espositori. Tranne alcune eccezioni, in molti (francesi e italiani in prima fila) mi hanno già confermato il loro scarso interesse a partecipare a una successiva edizione.
Cosa rimane? Una fiera generalmente godibile e ben organizzata in una città come Bordeaux dove è facile spostarsi e usufruire dei diversi servizi ma difficilmente utile per chiudere i contratti. Forse Vinexpo Bordeaux non ha saputo aggiornarsi, una biennale che arriva con troppo ritardo sulla sempre più agguerrita concorrenza. Sembra che l’avanzata di Prowein di Düsseldorf sia inarrestabile e, nonostante l’anticipo di quasi un mese sul calendario rispetto all’edizione precedente, Vinexpo Bordeaux rimane fuori da quella finestra che va da febbraio ad aprile nella quale i produttori siglano i più importanti accordi commerciali riguardanti i vini delle nuove annate.
L’ipotesi più probabile vede una prossima edizione a Bordeaux decisamente più ridotta e con solo produttori locali preceduta dalla nuova Vinexpo Parigi in febbraio, decisamente prima delle altre fiere europee, ma forse troppo in anticipo per riuscire a essere presenti con le nuove annate. Staremo a vedere se Vinexpo sarà in grado di risorgere. Ad oggi rimane solo l’evidenza che,  nonostante l’efficienza del suo sistema tramviario, Bordeaux abbia perso il treno.

Appendice
Piccola storia triste 1:
bellissimo il servizio di approvvigionamento bicchieri offerto da Riedel alla maggior parte degli stand. Peccato che i bicchieri sapessero TUTTI di cartone. Possibile che nessuno sia riuscito a porvi rimedio in quattro giorni di fiera? Si, possibile!
Piccola storia triste 2: quando un enologo francese di una grande azienda dice “dovremmo copiare come si fa marketing del vino da voi italiani” vuol dire che qualche ingranaggio si è rotto.

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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