Grecia: la culla dell’enologia europea

La culla della civiltà, della democrazia, dell’Europa intera. Ultimamente la politica internazionale si sta dando da fare per minare le nostre nozioni scolastiche sulla Grecia, ma noi non vogliamo fermarci qui. Cos’ha da offrire questa splendida penisola bagnata dalla parte orientale del Mediterraneo? Belle spiagge, isole da sogno… e vini unici, prodotti con metodi millenari e a partire da varietà molto spesso autoctone e mai emigrate verso altre terre. Un’ottima ragione per noi wine lover per visitare un Paese estremamente ricco, forse non dal veniale punto di vista economico, ma senza dubbio da quello della storia e della cultura. In attesa dell’ultima puntata sulla Germania, facciamo un rapido tour enologico della Grecia.

Licence by Alessandro Bonvini – Naoussa

Tutto cominciò…

all’alba dei tempi. Il vino fa parte della quotidianità ellenica fin dai tempi più remoti. Lo troviamo tra gli dei, tra i filosofi e non potrebbe essere altrimenti visto che il Mediterraneo intero deve in gran parte la diffusione della vite e delle tecniche di vinificazione proprio ai Greci. Se la maggior parte delle varietà di uva è originaria del Medio Oriente, la Grecia non poteva certo essere bypassata nel loro viaggio verso ovest. Qui la vite fece la sua comparsa circa 4000 anni fa e a partire dal 730 AC si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo sull’onda delle colonizzazioni greche. Per quanto riguarda l’Italia, il patrimonio greco va dai vitigni chiamati “Greci” o “Grechetti”, all’uso dell’alberello in meridione, passando per la tecnica di produzione dei passiti, promossi sulle tavole della nobiltà e del clero dai mercanti veneti nel periodo della loro dominazione sull’Egeo. Dopo un lungo periodo di oblio, la Grecia rientrò sulla scena internazionale negli anni 70 del secolo scorso, dopo la fine del regime militare. Nel 1981 vennero emanate le prime leggi in materia di vino e dopo l’entrata nell’Unione Europea, ci fu una grande spinta alla modernizzazione, che fortunatamente, però, non ha cancellato le vecchie tradizioni. Sono state introdotte le varietà internazionali, ma gli impianti autoctoni non hanno cessato di crescere, insieme al numero di piccole aziende che si avvalgono oggi di giovani enologi formatisi all’estero. La qualità è in continua crescita e i vini greci rientrano sicuramente tra quelli da scoprire o approfondire per tutti gli appassionati.

Problemi con la lingua? Tranquilli, vi salva il francese

Le leggi greche in materia di vino sono state create seguendo il modello francese e non è raro trovare in etichetta la traduzione in francese dei termini greci. Facendo riferimento alle classificazioni europee DOP/IGP, in Grecia troviamo due categorie per ognuno di questi livelli.

Vini DOP:

Oenoi Onomasias Proelefseos Elenhomeni (OPE) – Appellation d’Origine Contrôlée: comprende otto regioni diverse, le più rinomate al momento della nascita della legislazione (1970) per la produzione di vini dolci da uve Muscat e Mavrodaphne. Per questo motivo la categoria di qualità più elevata è occupata ancora oggi da questi vini.

Oeni Onomasias Proelefseos Anoteras Poiotitas (OPAP) – Appellation d’Origine de Qualité Supérieure: comprende 25 regioni, le più promettenti negli anni ’70 per la produzione soprattutto di vini secchi (bianchi, rossi e rosati), ma anche dolci e spumanti.

Licence by shino – Retsina

Vini IGP:

Topikos Oinos (TO) – Vin de Pays: questa categoria è la più rilevante in termini economici per i produttori greci, in quanto prevede criteri di appartenenza meno severi, consente l’utilizzo di varietà internazionali e copre aree di coltivazione maggiori.

Oenoi Onomasias Kata Paradosi (OKP) – Appellation Traditionnelle: questa categoria è stata creata appositamente per un vino antico e unico, il Retsina, prodotto con uve Savatiano e Rodotis con l’aggiunta di resina di pino. Non essendo un prodotto conforme alla definizione standard di vino (prodotto esclusivamente con uve fresche), c’era la necessità di salvaguardare questa tradizione diffusa in tutta la Grecia. Ecco perché la denominazione si riferisce in realtà a uno stile di vino che riguarda l’intero Paese.

Un’occhiata al territorio

La Grecia è un Paese prevalentemente montuoso: i suoli sono quindi rocciosi e molto poveri di nutrienti. La mancanza d’acqua è spesso un problema, in particolare nella parte orientale della penisola, ma anche i venti lo sono, specialmente sulle isole. Se da un lato possono mitigare le alte temperature estive, insieme all’altitudine e all’influenza del Mediterraneo, dall’altro possono creare gravi danni ai vigneti. Per proteggere le piante, in molti posti si lasciano solo dei corti speroni intorno alla testa del ceppo, mentre sull’isola di Santorini le viti sono piantate, a volte, in piccoli buchi e i capi sono disposti a formare una sorta di cestino all’interno del quale vengono fatti sviluppare la parte verde e i grappoli. Gli appezzamenti di terreno sono di piccole dimensioni e moto difficili da lavorare a causa della conformazione del territorio. Le tecniche di produzione e di gestione del vigneto moderne sono andate moltiplicandosi dagli anni ’80 in poi, ma la peculiarità della Grecia è proprio la coesistenza di tradizioni e metodi unici e millenari con gli aspetti più innovativi della vitivinicoltura.

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Licence by seligmanwaite – Vite a Santorini

4 passi tra le DOP greche

Oggi i vini greci sono sempre più improntati alla tipicità e all’espressione del territorio di appartenenza e la loro qualità non smette di migliorare. La maggior parte delle OPAP richiede l’utilizzo di varietà locali, essenziale per dare al prodotto finale un carattere ben diverso da quello dei vini ottenuti dalle ormai inflazionate varietà internazionali. Di queste regioni, quattro hanno raggiunto una buona notorietà anche nel resto del mondo:

Naoussa OPAP: situata nel nord-est della penisola (Macedonia), produce vini rossi ricavati dalle uve Xinomavro, da molti paragonate al Nebbiolo: colore scarico, tannini e acidità elevati, predisposizione all’invecchiamento. Oggi si prediligono stili più carichi nella colorazione e meno tannici, alcuni sono affinati in barrique di primo passaggio.

Nemea OPAP: situata nel nord del Peloponneso, produce vini rossi ricavati dalle uve Agiorgitiko. I vigneti sono collocati su pendii a un’altezza compresa tra 230 e 900 m, i migliori si trovano a circa 550-600 m. Più in basso, infatti, le alte temperature danno origine a frutti troppo maturi, più adatti alla produzione di rossi giovani e fruttati di pronta beva, mentre più in alto l’acidità rischia di essere troppo spiccata e i tannini meno fini.

Santorini OPAP: una location senza uguali dal punto di vista paesaggistico, con i suoi tipici vigneti “a cestino”. La denominazione copre vini rossi e bianchi in vari stili, ma è da sempre famosa in tutto il mondo per i suoi vini dolci, meglio noti come Vinsanto. L’uva di partenza è principalmente l’Assyrtiko, lasciato appassire prima in vigna, poi su graticci per un massimo di 14 giorni. Segue affinamento in vecchie botti di quercia per almeno due anni. I bianchi secchi mostrano un grande equilibrio tra acidità e tenore alcolico.

Mantinia OPAP: situata nel cuore del Peloponneso su un altopiano a 600 m relativamente fresco. L’85% delle uve deve essere rappresentato dal Moschofilero, varietà dalla buccia rosata che dà bianchi e rosati di grande freschezza e purezza, dal carattere aromatico simile al Muscat e al Gewürztraminer.

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Elisa Pesce

Esperto assaggiatore ONAV, assaggiatore ONAF, WSET Advanced in Wines & Spirits nonché tecnico di marketing per l'enoturismo. Dato che la vita è una sola, preferisco sia il più incasinata possibile: il vino è l'unico modo per mantenere l'equilibrio. Vistita il mio Blog o scrivimi una mail