Champagne, Spumanti & Co: 5 cose da sapere

Lo spumante (che sia Champagne, Franciacorta, Prosecco o via dicendo…) si dice metta subito allegria.  Perché le nostre scelte non si trasformino in un incubo bollicinoso, ci sono alcune cose da sapere. Noi ne abbiamo individuate almeno 5 (più una manciata di curiosità al fondo) e ve le riportiamo:

Ci vuole metodo…sì, ma quale?

Ci sono diversi modi (metodi) per produrre uno spumante. A seconda della tipologia, possiamo già farci una piccola idea di cosa troveremo nella bottiglia una volta stappata:

  • Metodo Classico
    chiamato anche Metodo Champenoise (solo i produttori di Champagne possono chiamarlo così), è generalmente caratterizzato da un perlage più fine (la dimensione delle bolle che si sprigionano nel bicchiere), gusti decisi e complessi e un profumo che ricorda la crosta del pane o una brioche appena sfornata (merito dei lieviti). Alcuni esempi: Champagne, Franciacorta, Trentodoc, Alta Langa, Oltrepò Pavese Metodo Classico, Cava.
  • Metodo Charmat-Martinotti
    più veloce da ottenere rispetto al Metodo Classico, mantiene nel vino i profumi freschi, floreali e fruttati. Alcuni esempi: Asti, Prosecco (non tutti) e la maggior parte degli spumanti presenti sul mercato.
  • Metodo Ancestrale
    a lungo dimenticato, oggi il Metodo Ancestrale sta riscoprendo nuovi “adepti”. Quasi un Metodo Classico ma senza sboccatura (rimozione dei lieviti presenti nella bottiglia) e dosaggio (aggiunta di zuccheri dopo la sboccatura). Si presenta con i lieviti ancora sul fondo. Non agitate troppo la bottiglia e versate subito il vino in tutti i bicchieri perché, una volta raddrizzata la bottiglia, il fondo andrà ad intorbidire il vino rimanente. Alcuni esempi: Prosecco Colfondo.

Basta un poco di zucchero!

Come possiamo sapere se una bottiglia di spumante ci piacerà prima di comprarla? Ovviamente non possiamo, a meno di non consultare veggenti o di affidarsi a recensioni su app, blog o siti (che non è detto abbiano i nostri gusti). Una cosa, però, la possiamo già scoprire leggendo l’etichetta, ovvero quanto sarà dolce o secco il vino che stiamo per portarci a casa. Per tutti gli spumanti è obbligatorio indicare la quantità di zuccheri (in grammi per litro) usando termini come “Brut” o “Dry”. Ecco quali sono le “parole magiche”:

  • Brut Nature (o Zéro Dosage o Pas Dosè o Dosaggio Zero) inferiore a 3 g/l
  • Extra Brut tra 0 e 6 g/l
  • Brut meno di 12 g/l
  • Extra Dry (o Extra Sec o Extra Secco) tra 12 e 17 g/l
  • Dry (o Sec o Secco) tra 17 e 32 g/l
  • Demi Sec (o Semi Secco) tra 32 e 50 g/l
  • Dolce (o Doux o Sweet) oltre i 5o g/l

Si fa presto a dire bicchiere…

Lo spumante va bevuto nel bicchiere adatto: sì, ma quale?
Purtroppo il dibattito è ancora aperto (se volete dirci la vostra, potete farlo utilizzando i commenti in fondo all’articolo). Alcuni capisaldi ci sono: per esempio la coppa, un tempo largamente usata per gli Champagne, andrebbe in realtà usata solo per i vini dolci, come l’Asti. La flûte, che per anni ha raccolto l’eredità della coppa grazie alla sua capacità di evidenziare il perlage, oggi sembra in declino. Vengono favoriti bicchieri più ampi in grado di far sprigionare tutto il potenziale olfattivo degli spumanti. Talvolta, alla flûte vengono preferiti addirittura i classici bicchieri da vino bianco. Alcuni consorzi si sono “attrezzati” e hanno proposto il loro bicchiere:
I bicchieri dei consorzi

Le dimensioni contano!

Se parliamo di vino, le dimensioni contano. Sapevate che più la bottiglia è grande, meglio è? Questo perché più vino è contenuto in una bottiglia, più la maturazione avviene lentamente.

  • Demi-Bouteille 0,375 l (mezza bottiglia)
  • Bottiglia 0,75 l
  • Litre 1 l
  • Magnum 1,5 l (2 bottiglie)
  • Jéroboam 3 l (4 bottiglie)
  • Réhoboram 4,5 l (6 bottiglie)
  • Mathusalem 6 l (8 bottiglie)
  • Salmanazar 9 l (12 bottiglie)
  • Balthazar 12 l (16 bottiglie)
  • Nabuchodonosor 15 l (20 bottiglie)
  • Salomon 18 l (24 bottiglie)
  • Primat 27 l (36 bottiglie)
  • Melchizedec 30 l (40 bottiglie)

Questione di tempo…

Lo spumante non è immortale (magari lo fosse…). Non teniamo in cantina delle bottiglie di spumante sperando che diventino spettacolari, perché molto probabilmente non lo faranno. Lo spumante andrebbe bevuto entro 6/12 mesi (diciamo massimo 24) dalla data dell’imbottigliamento (o della sboccatura). Attenti all’annata! In alcuni spumanti Metodo Classico Millesimati, l’annata in etichetta può trarre in inganno. Se leggiamo 2010 e siamo nel 2015, non vuol dire che la nostra bottiglia è già passata a miglior vita. Molto probabilmente sulla retro è presente una delle seguenti diciture: Degorgiato, Dégorgement, Dégorgé, Sboccato o Sboccatura seguita da una data. A partire dalla data in cui è avvenuto il nostro dégorgement (ovvero la stappatura della bottiglia per far fuoriuscire i lieviti, l’aggiunta del dosaggio e la tappatura finale) inizia la seconda vita della nostra bottiglia (quei 6/12 mesi di cui parlavamo prima). Se la vita di uno spumante è “piuttosto breve” dopo che è stato tappato definitivamente, immaginatevi cosa succede una volta aperta la bottiglia. Come possiamo conservarla? Non dobbiamo! Beviamola! Chi pensa che inserire un cucchiaino nel collo della bottiglia rallenti la perdita di CO2 (le bollicine) sbaglia. Se proprio dobbiamo commettere il sacrilegio di conservare una bottiglia di spumante già iniziata, usiamo un apposito tappo da spumante reperibile in qualsiasi supermercato. Non teniamo comunque il nostro prezioso vino “in attesa” per più di un giorno.

 

Curiosità

Millesimato: molti credono che questa parola stia a indicare qualcosa di eccellente o particolarmente selezionato. Non è così (o almeno non sempre). Millesimato deriva dalla parola francese millésime ovvero ‘annata’. Uno spumante (generalmente Metodo Classico) che riporta la parola Millesimato o Millésime in etichetta è composto da uve dell’annata indicata (mentre nei non millesimati è possibile fare un taglio di vini base di più annate). Se solitamente per gli Champagne la presenza dell’annata indica che in quell’anno il vino base è stato di una qualità talmente alta da permettersi di non essere “mischiato” con vini di altre annate per equilibrare il prodotto, in Italia non è la regola. Molti spumanti in commercio presentano l’annata in etichetta sempre e comunque per cui, in questo caso, il “millesimo” non viene utilizzato solo per indicare annate particolarmente eccezionali. Tenete conto che per gli spumanti, comunque (a parte rare eccezioni), non è obbligatorio scrivere l’annata in etichetta.

Temperatura: cosa c’è di peggio di uno spumante non fresco/freddo? Probabilmente molte cose, comunque è meglio servire e servirci una bottiglia alla giusta temperatura. Cosa possiamo fare se ci arrivano ospiti all’improvviso e la bottiglia che vorremmo servire non è in frigo? Mettiamola in una glacette (o in un qualsiasi contenitore adatto) con tanto ghiaccio, acqua e una manciata di sale grosso: è il metodo più veloce per abbattere la temperatura di una bottiglia.

Tappo: forse non tutti sanno che il tappo usato per gli spumanti e denominato per la sua forma “tappo a fungo”, prima di essere introdotto nella bottiglia è cilindrico. Un modo “ruspante” per capire se uno spumante è stato imbottigliato (o sboccato) da poco è guardare il tappo. Più tenderà a tornare alla sua forma originaria, meno è il tempo che ha trascorso nel collo della bottiglia.

Il botto: fare “il botto” aprendo una bottiglia di spumante (e scatenare il panico tra chi è sulla probabile traiettoria del tappo) è… sbagliato. Può ancora essere accettato a capodanno o durante occasioni informali e particolarmente festose. Al ristorante o con ospiti importanti? Giammai!

Photo credits: Phil Wood Photo

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail