God save Cin Cin. Le bollicine made in UK

In principio era lo Champagne. E gli inglesi? Cosa c’entrano gli inglesi? Forse l’incipit è sbagliato.

Terreno

In principio era la Pangea: un conglomerato di terre emerse nel periodo Paleozoico. Accelerando un po’ i tempi arriviamo alla deriva dei continenti. Fino a questo punto ancora niente vino. Quello che ci interessa ora è la terra, o per meglio dire, il terreno. L’alta percentuale di terreni calcarei (circa 75% sulla composizione totale) hanno reso famosa la zona dello Champagne. Quel mix di marna e gesso che permette un buon drenaggio dell’acqua a livello superficiale immagazzinandone una buona parte come “riserva idrica” è lo stesso che troviamo nella zona sud dell’isola britannica. La terra è un enorme puzzle scomposto ricco di sorprese.

Non solo di terreno vive l’enologia. Il concetto che i francesi hanno fatto passare per anni è quello di “terroir”, tradotto parzialmente in italiano con la parola “terreno”. Il terroir è molto di più: una combinazione vincente di terreno, clima, esposizione, varietà di uva e pratiche di cantina condivise.

Dando per assodato che:

  • le barbatelle di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier sono liberamente acquistabili
  • le pratiche di cantina atte a produrre un vino spumante metodo classico sono risapute
  • il terreno di una parte della Gran Bretagna è simile a quello dello champagne

agli inglesi mancava solo una cosa molto importante: il clima.

In Francia il clima continentale piuttosto freddo della zona dello Champagne rappresentava il limite massimo per la coltivazione della vite. L’Inghilterra aveva un clima troppo rigido per poter sperare in una maturazione dell’uva sufficiente (nonostante la produzione di vino spumante generalmente richieda l’utilizzo di uve non troppo mature in grado di apportare una buona acidità).

Il riscaldamento globale è venuto in soccorso dei sudditi di Sua Maestà e, nonostante le sciagure che si porta dietro, a qualcuno, a quanto pare, è stato utile. Lo spostamento delle fasce climatiche verso nord ha permesso di ottenere nel sud dell’Inghilterra le stesse temperature che prima erano (dal punto di vista viticolo) ad esclusivo appannaggio della Champagne.

Gli inglesi che fino a qualche decennio addietro lo Champagne lo avevano solo bevuto (si ok, volendo essere corretti bisogna dire che hanno anche partecipato proattivamente alla sua nascita, ma questa è un’altra storia), si sono trovati nella possibilità di produrre un loro spumante metodo classico molto simile e di alta qualità.

L’idea di produrre una vera alternativa anglosassone allo Champagne, nacque all’incirca negli anni ’80. Oggi gli spumanti rappresentano circa i due terzi dell’intera produzione vinicola britannica, ma coprono appena lo 0,25% del fabbisogno vinoso dei sudditi di sua maestà e raramente si trovano al di fuori dell’isola.

Area di produzione

Le aree con maggiore superficie vitata sono:

  • West Sussex
  • Kent
  • Hampshire
  • East Sussex

I produttori sono comunque “sparsi” un po’ per tutta l’isola. Chi vuole pianificare un viaggio può visitare il sito degli English Wine Producers, ricco di informazioni e di indirizzi utili.

Vitigni

I tre vitigni principalmente utilizzati per la produzione di spumanti sono gli stessi che troviamo nella Champagne:

  • Pinot Nero
  • Chardonnay
  • Pinot Meunier

e rappresentano circa il 40% delle varietà coltivate.
Gli altri vitigni che giocano un ruolo minore sono:

  • Wrotham Pinot, un clone del Pinot Meunier ritenuto autoctono.
  • Auxerrois, una varietà largamente piantata in Francia (Alsazia) e in Germania.
  • Seyval Blanc, che possiamo trovare anche nella costa est degli Stati Uniti e in Canada.
  • Muller-Thurgau
  • Bacchus, incrocio tra Sylvaner e Riesling creato nel Palatinato, in Germania.
  • Reichensteiner, coltivato con successo in Germania e successivamente in Nuova Zelanda

 

Curiosità

Nel 2013, la Duchessa di Cornovaglia Camilla Parker Bowles, mentre era in visita ad un’azienda dell’Hampshire ha espresso la necessità di trovare un nome  per gli English Sparkling in grado di eguagliare la “grandeur degli Champagne”. La Duchessa è presidente della United Kingdom Vineyards Association e figlia di un viticoltore. Ad oggi un nome adatto agli spumanti inglesi non è ancora stato trovato.

Nel Kent (notizia di pochi giorni addietro), la rinomata casa di Champagne Taittinger ha deciso di investire circa 7 milioni di euro per l’acquisto di 65 ettari di vigneto atti a produrre tra meno di 10 anni circa 300.000 bottiglie all’anno.
L’Inghilterra non è comunque la prima scelta dei produttori di Champagne. La stessa Taittinger produce già spumanti in California dal 1988. Ancora prima, nel 1973, sempre in California, Moet & Chandon si apprestava a fondare la casa vinicola Chandon.

 

 

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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