5 vitigni rari a bacca bianca del Piemonte alla Douja d’Or

Si parla sempre più spesso di vitigni rari: un patrimonio che, ai giorni nostri, abbiamo il privilegio di poter riscoprire.
Ѐ da poco finita la Douja d’Or, la serie di eventi sul vino che hanno coinvolto tutta la città di Asti e oggi mi soffermo su uno di questi: le masterclass. Organizzate da Piemonte Land of Wine, le masterclass hanno rappresentato il momento formativo della Douja. Ho partecipato all’appuntamento dal titolo: GENOMA PREZIOSO, I VITIGNI BIANCHI RARI DEL PIEMONTE. Con piacere ho scoperto che la lezione è stata affidata al Sommelier AIS Andrea Castelli del quale ho enorme stima. Era già stato nominato qui sul blog nell’articolo dedicato alla verticale dell’Angelo. Andrea è stato coadiuvato nella selezione dei vini dalla Sommelier Eleonora Giroldi che avevamo già incontrato in questo post.

 

Il Piemonte e i vitigni rari a bacca bianca

Nonostante il Piemonte sia per consuetudine considerato terra di grandi vitigni a bacca rossa, è in realtà anche culla di interessanti varietà a bacca bianca, alcune di queste vere e proprie rarità: vitigni rari e preziosi. L’importanza del patrimonio viticolo complessivo del Piemonte è di tutto rilievo. In Italia, sono iscritti al registro nazionale delle Varietà di Vite 610 vitigni dei quali ben 58 si trovano in Piemonte. Una ricchezza che comprende per l’appunto anche piante rare quasi scomparse con l’arrivo della fillossera: l’afide che ha sterminato buona parte del patrimonio viticolo europeo a partire dalla seconda metà dell’800. Da quel momento, i reimpianti si sono dedicati a quelle varietà più resistenti e produttive andando di fatto a decimare l’offerta. Oggi abbiamo la fortuna di avere le risorse, unite all’ostinazione di alcuni viticoltori, per poter recuperare e riproporre questi vitigni rari. Durante la masterclass abbiamo assaggiato delle chicche come Blanchet, Caricalasino, Baratuciat, Malvasia Moscata e Bianver.
Di seguito alcune note sui vitigni, i vini in degustazione e i loro produttori:

 

Blanchet

Il Blanchet è un vitigno già noto in epoca pre-fillossera attorno all’area di Villar Perosa (TO) e principalmente diffuso nelle valli Chisone e Germanasca. Di buon vigore, matura precocemente e ha un’acidità non elevata, il chè richiede spesso di vinificarlo assieme ad altre varietà. Le sue peculiarità sono, al naso, le note di erbe officinali e aromatiche. 

Perle di Malva Rase Veje Spumante – Scuola Malva Arnaldi
Uno spumante a base Blanchet, Preveiral e Nascetta che sosta ben 84 mesi sui lieviti. Note di frutta secca tostata, frutta bianca matura, agrume, erba aromatica. Il tutto accompagnato da un’acidità citrina e bolla finissima. Non lunghissimo ma piacevole e ben equilibrato. perfetto per l’aperitivo.

Da circa 20 anni la scuola teorico pratica Malva Arnaldi di Bibiana (TO) è fautrice del rinnovamento della viticoltura e dell’enonogia pinerolese. Il suo lavoro si concentra sulla valorizzazione delle uve autoctone del territorio fornendo anche assistenza tecnica in vigna seguendo i dettami dell’agricoltura biologica.

 

Caricalasino

Il Caricalasino o Barbera Bianca, è un vitigno della provincia di Alessandria. Le prime tracce si trovano attorno alla città di Valenza.La sua iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite risale al 1970 benchè tutt’ora sia poco coltivato e ancora più raramente vinificato in purezza. Deve il suo nome alla sua grande produttività che “imponeva” di caricare l’asino che un tempo svolgeva il compito degli attuali trattori.

Monferrato DOC Bianco Carialoso – Marenco
Apre con un leggero odore sulfureo poi balsamico, frutta esotica, miele e un accenno minerale.
Sapido e rotondo con leggere nuances canforate. Avrei preferito un pizzico di acidità in più.

Marenco è un’azienda vinicola che nasce nel 1925 nella Valle Bagnario di Strevi (AL). Qui produce vini da varietà autoctone piemontesi. Tra i vini di punta spicca senza dubbio lo Strevi DOC passito (Moscato). Marenco è l’azienda che maggiormente si sta spendendo nella riscoperta del Caricalasino.

 

Baratuciat

Il Baratuciat deve il suo nome a qualcosa di estremamente poco poetico: “la berla du chat”, l’escremento del gatto in dialetto. Questo è dovuto alla forma allungata degli acini (per fortuna il sapore non c’entra nulla). Coltivato tradizionalmente nella Val Susa e nella Val Cenischia, è stato recentemente (1991) recuperato nel comune di Almese (TO) dal vignaiolo Giorgio Falca per poi entrare nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 2008. Attualmente il Baratuciat viene coltivato anche in alcune zone del Monferrato. Se ben vinificato si possono ottenere vini profumati e di struttura.

Monferrato DOC Bianco Barat 2021 – Agricola Dellavalle
Un naso esplosivo, quasi aromatico con frutta esotica, erbe aromatiche tra le quali origano e maggiorana. In bocca, con stupore è leggermente pétillant, frutto forse di una non desiderata rifermentazione in bottiglia che però non ne rovina il profilo. Un generoso residuo zuccherino gli dona una sensazione di morbidezza ben gestita dall’acidità.

Agricola Dellavalle è una piccola azienda a conduzione famigliare di Camino (AL) in conversione biologica. Nei circa 6 ettari coltivati si possono trovare, oltre al Baratuciat, Barbera, Merlot, Dolcetto, Grignolino, Erbaluce, Malvasia Moscata, Nascetta e Sauvignon bianco.

 

Malvasia Moscata

La Malvasia Moscata fa parte della grande famiglia delle malvasie che troviamo un po’ dappertutto in italia e nel Mondo. Era molto diffusa in Piemonte prima che le fosse preferito il Moscato Bianco a causa della minore suscettibilità all’oidio di quest’ultimo. La sua diffusione era principalmente nelle zone dell’Alessandrino, dell’Astigiano, del Pinerolese, del Chierese e, sporadicamente, del Nord Piemonte. Di grande carattere aromatico, differisce dal Moscato Bianco vinificato secco per l’assenza di note amare sul finale.

Vino Bianco Camporotondo – Crotin 1897
Bottiglia un po’ sfortunata per colpa di una leggera riduzione. Rimangono comunque apprezzabili al naso le spezie dolci che aprono a una bocca piuttosto calda guidata da un’alcolicità ben presente.

Crotin 1897 è un’azienda vitivinicola-agrituristica di Maretto (AT) a conduzione biologica. I vigneti che la fanno da padrone sono quelli di Freisa. A seguire, oltre la già citata Malvasia Moscata, da Crotin si possono trovare anche Barbera, Grignolino, Bonarda, Albarossa e Bussanello.

 

Bianver

Il Bianver o Bianc Vert è un tipico vitigno alpino poco produttivo. Deve il suo nome al colore degli acini che rimane di colore verdastro anche a maturazione completa. Ѐ un’uva che presenta una straordinaria ricchezza in zuccheri e un’acidità molto elevata.

Vino Bianco Verbian 2020 – L’Autin
Un vino che confesso di aver bevuto (con piacere) diverse volte. Naso di erba medica e scorza di limone. Sapido con fresca acidità e note di cedro. Piacevolmente intenso e lungo.

L’Autin è un’azienda vitivinicola di Barge (Cn), al confine tra la provincia di Cuneo e quella di Torino. Oltre ad essere una delle aziende simbolo per quanto riguarda il vitigno Bianver, L’autin è anche conosciuta per il peculiare affinamento dei suoi spumanti metodo classico nelle vicine miniere di talco.

 

In solo un’ora di tempo, Andrea, ci ha fatto fare un bel viaggio tra i vitigni rari con la consapevolezza di aver dato uno sguardo a una parte infinitesimale della piccola viticoltura piemontese.

 

 

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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