Rosso Barbera 2023 e alcune riflessioni estemporanee sulla Barbera fuori area

Anche quest’anno Rosso Barbera, il più grande banco d’assaggio sulla Barbera, è andato in scena in quel del Castello di Costigliole d’Asti. Più di 300 etichette da circa 200 produttori. Una vasta panoramica sulle aree della Barbera: Asti, Alba, Nizza, Tortonese, Pinerolese… per arrivare a una selezione di Barbera dall’estero e dal resto d’Italia.

Rosso Barbera

Ora non mi soffermo sull’organizzazione della manifestazione che, per quello che ho potuto vedere, è stata ottima. Sempre belle e accoglienti le sale del Castello di Costigliole: un castello che, come ogni anno, si tinge di rosso grazie a una scenica illuminazione esterna. Sempre bravi i Sommelier AIS Asti e, finalmente, si è potuto godere di un’atmosfera in stile pre-covid. Ce n’era bisogno! Insomma, tutto bello e godibile ma non è di questo che voglio parlare. Quello che più mi ha fatto riflettere è stata la selezione di Barbera dall’Italia e dal mondo.

Rosso Barbera, o forse più un giallo?

Se prendiamo in considerazione le varietà definite internazionali, guidate da vitigni come Chardonnay e Cabernet Sauvignon su tutti per poi proseguire con Merlot, Pinot Noir, Syrah, Sauvignon Blanc, Riesling e via dicendo, è evidente come le varietà italiane non siano tra le predilette al di fuori della loro zona di elezione. Ho assaggiato alcuni vini con pregevoli interpretazioni estere (soprattutto da California e Australia) e qualche buon colpo anche in Italia (Emilia Romagna su tutte). Purtroppo, però, nella maggior parte dei casi, non ho ritrovato nel bicchiere la Barbera che mi aspettavo. Talvolta l’acidità tipica del nostro vitigno era carente e, spesso, mancavano gli aspetti di tipicità ai quali sono abituato. Non è quindi un mistero che anche vitigni che hanno fatto grande il Piemonte come Nebbiolo e Barbera, abbiano attecchito scarsamente all’estero. Vitigni dall’animo strettamente Piemontese, un po’ “bugia nen” (dal piemontese “non ti muovere”, come vengono soprannominati gli abitanti di questa regione). Quasi autolimitanti e poco “interessati” a produrre risultati interessanti se portati al di fuori di casa loro.

Allora godiamoci le espressioni migliori di questo vitigno, che siano Nizza, Asti, Alba… con la consapevolezza che dobbiamo prenderci cura della nostra terra, del nostro ambiente perché, al contrario di come si stanno muovendo certe industrie, ci sono cose che non si possono delocalizzare.

 

 

Avatar photo

Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

Rispondi