Il Carso sloveno attraverso i vini di Čotova Klet

È un giovedì di fine settembre e la delegazione Sommelier FISAR di Alessandria mi chiama per guidare una degustazione di vini bianchi del Carso sloveno in quel di Novi Ligure. “Ah, uno dei produttori ha detto che forse sarà presente ” mi comunica Paolo, uno degli organizzatori. In piena vendemmia. Dalla Slovenia (più di 500 Km di strada). Che stranezza, penso.
Prima dell’inizio della serata ho modo di scambiare quattro chiacchiere con Adam Simoneta, il produttore dell’azienda Čotova Klet. Una persona dall’approccio discreto, quasi timido, che introduce se stesso dicendo che non è abituato a parlare in pubblico ma che si smentisce poco dopo mostrando una naturale spigliatezza perché, quando è “nel suo”, riesce a spiegarti il Carso sloveno in modo immediato.

Le complessità della zona carsica e il Carso sloveno

Siamo in Slovenia, con i vini di questa degustazione, a circa 6 Km da Trieste. Il clima è una fusione tra il mediterraneo e il continentale e l’acqua piovana percola attraverso il terreno in prevalenza calcareo lasciando poco da bere alla vite che vive in un perenne stato di stress idrico.
Ad asciugare ulteriormente il terreno ci pensa la Bora che, priva di umidità, soffia fortissima da Nord-Est in autunno e inverno. La viticoltura intensiva non è possibile; Adam ci spiega che la vigna è quasi come un cantiere e per piantare bisogna rimuovere lo strato roccioso in superficie, verificare la quantità di terreno prima di arrivare alla roccia (che si può trovare da pochi cm a poche decine di cm di profondità), riportare del terreno prelevato dal fondo delle doline, livellare, piantare la vite e ricoprire con la roccia superficiale. Un lavoro improbo. A controbilanciare questa immane dose di fatica economica e fisica ci pensa ancora una volta il vento che è sempre presente ma in forma meno irruenta in primavera e estate e permette di asciugare le umidità che possono favorire attacchi fungini. Qui i trattamenti in vigna sono estremamente ridotti durante l’anno grazie alla sanità delle uve essenziale, anche perché qui la vendemmia è piuttosto tardiva (nel vicino Collio, per esempio, la vendemmia avviene anche 2 o 3 settimane prima).

I vini di Čotova Klet

La serata in questione prevedeva solo vini bianchi ma Adam si è portato dietro anche un Merlot e un Terrano che ho assaggiato successivamente. La cantina è di piccole dimensioni: 10000 bottiglie l’anno divise tra Vitovska, Malvasia, Merlot, Terrano e Cabernet-Sauvignon. Vini estremamente puliti ed espressivi. La maggior parte dei vigneti si trova sia in pianura sia a 400m di altezza in Slovenia ai quali si aggiungono alcune parcelle nel comune di Sgonico, in Italia (da dove proviene Adam). Nel 2010 sono terminati i lavori della nuova cantina: 2 piani sotto terra scavati nella roccia. L’azienda è piccola ma dinamica e ogni anno vengono acquisiti nuovi vigneti.

Vitovska 2016

Ottenuta, pare, dall’incrocio tra malvasia istriana e glera è uno dei due vitigni a bacca bianca tipici di questa zona. Due giorni di macerazione sulle bucce per poter estrarre al meglio gli aromi e vinificazione in acciaio. Saltano subito al naso sentori di fiori di sambuco ai quali via via si uniscono accenni di macchia mediterranea e timo. In bocca una grande sapidità (tipica dei vini carsici) introduce a una spiccata acidità che controbilancia un buon corpo. È di buon peso in bocca ma rimane fresco per chiudere con un finale lungo con una nota di mandorla amara. Fresco, floreale, diretto. Un vino che non cerca esasperatamente un abbinamento con il cibo ma puo fare da “solista”.

Malvasia 2016

Quella delle Malvasie è una famiglia vastissima, basti pensare che, a bacca bianca, il nostro ministero delle politiche agricole ne riconosce circa una decina di varietà differenti. Questa è una malvasia istriana (tipica nel Carso sloveno) che macera sulle bucce per un paio di giorni e affina per 2/3 in acciaio e 1/3 in legno di acacia. Legni non nuovi e non tostati. Al naso note di acacia, fiori bianchi, spezie e agrumi fanno intuire una notevole ampiezza. In bocca alcolicità e salinità sono ben presenti. Di buon peso e ampio, ripropone le stesse note olfattive e chiude con una leggera tendenza amaricante.

Merlot 2014

Per Adam (come per molte altre realtà anche in Italia) la 2014 è stata un’annata no: estremamente piovosa con grande diluizione del prodotto. Ha deciso così di mettere questo Merlot in affinamento in rovere “ad majora”. Il risultato è un vino con un corpo quasi flebile dove però le nuances tostate delle botti si sono fuse in modo armonioso con il fruttato del Merlot. Un leggero sbilanciamento delle note vanigliate non disturba. Un vino che non richiede di essere accompagnato da pietanze di grande struttura ma fa della gradevolezza la sua chiave di lettura. A detta del produttore, comunque, si tratta di un’annata con risultati anomali rispetto alla normale produzione.

Terrano 2017

Alcuni (molti) pensano che Terrano sia il nome del vitigno anche perché viene spesso nominato come tale mentre, invece, si tratta del nome del vino. Il vitigno è il Refošk (o Refosco in Italia) ed è il portabandiera degli autoctoni a bacca rossa sloveni. Al naso arrivano subito le note di rosa che lasciano via via spazio a piccoli frutti rossi. In bocca, anche in questo caso, la predominante salina si fa sentire assieme ad un’acidità decisamente importante. Un corpo medio-leggero pennellato da ribes, ciliegia e frutti di bosco. Frutto molto “succoso” e finale pulito.

Appena fuori dai nostri confini c’è un mondo che merita decisamente una visita!

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Alberto Bracco

WSET 3 in Wine & Spirits, Sommelier FISAR, assaggiatore ONAV , autore per Versanti Mag e bevitore seriale. Nel mondo del vino per lavoro, passione e anche un po' per caso. Seguimi su Instagram o scrivimi una mail

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